I mass media, prevalentemente, focalizzano le attenzioni sulla problematica del l’occupazione, o meglio della disoccupazione, dimenticandosi di una questione non meno importante, ovvero dell’inadeguatezza delle attuali e future pensioni.
A causa dell’introduzione del metodo contributivo, infatti, l’ammontare dell’assegno pensionistico è calato notevolmente; ad esempio, mentre con il calcolo retributivo si poteva contare anche su una pensione pari all’80% dello stipendio, con il contributivo l’assegno viene calcolato in base ai contributi versati nell’arco della vita lavorativa; detti contributi, rivalutati in base a un coefficiente Istat che varia annualmente, vengono poi convertiti in assegno pensionistico in base a dei coefficienti di trasformazione; di seguito si riporta una tabella dei valori in vigore dal 2013, confrontati con i precedenti