sabato 20 aprile 2013

Pensione contributiva: come pianificare un reddito futuro soddisfacente

I mass media, prevalentemente, focalizzano le attenzioni sulla problematica del l’occupazione, o meglio della disoccupazione, dimenticandosi di una questione non meno importante, ovvero dell’inadeguatezza delle attuali e future pensioni.
A causa dell’introduzione del metodo contributivo, infatti, l’ammontare dell’assegno pensionistico è calato notevolmente; ad esempio, mentre con il calcolo retributivo si poteva contare anche su una pensione pari all’80% dello stipendio, con il contributivo l’assegno viene calcolato in base ai contributi versati nell’arco della vita lavorativa; detti contributi, rivalutati in base a un coefficiente Istat che varia annualmente, vengono poi convertiti in assegno pensionistico in base a dei coefficienti di trasformazione; di seguito si riporta una tabella dei valori in vigore dal 2013, confrontati con i precedenti

Eta pensionabile Coefficiente % Coefficienti utilizzati fino al 2012
57

4,419
58 4,416 4,538
59 4,535 4,664
60 4,661 4,798
61 4,796 4,940
62 4,940 5,093
63 5,094 5,257
64 5,259 5,432
65 5,435 5,620
66 5,624
67 5,826
68 6,046
69 6,283
70 6,541

D’ora in avanti, l’adeguamento di tali coefficienti, rapportati alla speranza di vita, sarà triennale, sino al 2018; dal 1° gennaio 2019 sarà biennale.
Tale revisione determina una riduzione tendenziale delle prestazioni previdenziali: prendendo l’esempio di un 65enne che si è pensionato nel 2012, ed un coetaneo pensionatosi nel 2013, a parità di contributi versati si ha una diminuzione dell’assegno del 3,3%.
E’ necessario, comunque, ricordarsi che usufruiranno del metodo integralmente contributivo soltanto coloro che abbiano iniziato a lavorare  dopo l’1/1/1996; per chi al 31/12/1995 avesse totalizzato più di 18 anni di contributi, si utilizzerà il calcolo contributivo solo a partire dall’1/1/2012; per chi avesse meno di 18 anni alla stessa data, si avrà diritto al calcolo retributivo solo fino al 31/12/1995. In entrambe le ultime due tipologie, dunque, sarà utilizzato il calcolo misto (a meno che non si tratti di donne che usufruiscano dell’”opzione –legge Maroni”: pensionamento entro il 2015, con i requisiti pre-riforma Monti Fornero, ma con il calcolo esclusivamente contributivo).
Dal veloce excursus effettuato emerge subito il nocciolo della problematica: difatti, avviandosi non solo il calcolo retributivo, ma anche il misto verso il tramonto, grazie alla riforma “Monti-Fornero”, ci si chiede come potranno, le nuove generazioni, ottenere un assegno tale da permetter loro di vivere dignitosamente.
La questione non è di facile soluzione: mentre prima, difatti, il sistema si basava sul ricambio generazionale, ovvero i lavoratori sostenevano, con la contribuzione, gli assegni pensionistici dei più anziani, oggi è tutto basato sull’auto-sostentamento. Tuttavia, per far fronte all’immane deficit nel quale si trovano gli Enti previdenziali, la contribuzione obbligatoria è, di per sé, talmente salata da non permettere, in molti casi, al lavoratore di versare dei contributi integrativi.
Una possibile soluzione è stata individuata nella destinazione del TFR a fondi pensione: eppure sono ancora pochi gli italiani ad aver effettuato questa scelta, soprattutto perché si teme una maggiore difficoltà nel poter ottenere anticipi della liquidazione e, soprattutto, poiché  si ha la concreta paura della perdita del posto di lavoro.
Ed allora, complice la crisi , l’instabilità dei mercati e la mancanza di ogni certezza, il lavoratore è vittima della “sindrome del ritardo”: si rinvia ogni decisione ad un ipotetico “futuro migliore”, nel quale, si spera, si avranno le risorse per poter effettuare senza ripensamenti l’adesione a fondi pensionistici o piani individuali.
Purtroppo, però, è vero anche che c’è chi sfrutta la situazione attuale per forzare l’adesione del contribuente ad investimenti di dubbia convenienza: nel web, difatti, pullulano software gratuiti di calcolo pensionistico, ovviamente inesatti, i quali, come unico scopo, hanno quello di forzare l’adesione a piani o fondi comuni, diminuendo volutamente il quantum di un futuro assegno pensionistico.
Come comportarsi, allora, per ottenere un assegno soddisfacente, un domani, senza dover vivere in ristrettezze oggi?
A mio avviso, anche in questo caso vale l’antico proverbio: ”un lungo viaggio inizia con un piccolo passo”.
Non bisogna buttarsi sul primo piano d’investimento proposto, specie se sono promessi rendimenti altissimi ed assegni cospicui: data l’assenza di certezze, è probabile che i rendimenti saranno molto limitati.
La risposta non sta , quindi, nell’adesione o meno ad un fondo, ma nell’adesione ad un nuovo metodo di comportamento, la pianificazione previdenziale; che non è, attenzione, il classico concetto della “formichina”, ma si configura più come un percorso.
Tale percorso ha un punto di partenza, ovvero la nostra situazione familiarelavorativa e patrimoniale; una distanza, ovvero il tempo che ci separa dal pensionamento; un mezzo (non solo fondi e pip, strumenti finanziari o assicurativi, ma anche investimenti eterogenei). Ed un punto di arrivo: l’età nella quale ci si vuole pensionare, l’ammontare desiderato dell’assegno, il futuro stile di vita.
Per portare a compimento questo percorso, è molto importante analizzare la propria situazione: non buttiamoci in accantonamenti al di sopra delle nostre possibilità, potremmo pentircene, ritrovandoci vincolati a versamenti periodici troppo alti; piuttosto, esaminiamo le nostre entrate e le nostre uscite, mettendo in conto tutte le esigenze, ad esempio l’acquisto della nostra abitazione, il finanziamento degli studi dei figli, e così via. Potremo, così, quantificare le risorse disponibili per la previdenza integrativa.
L’importanza del fattore temporale, poi, non è da sottovalutare: più tempo avremo per accantonare , minori saranno i versamenti periodici per ottenere un assegno cospicuo.
Ed eccoci arrivati alla tipologia d’investimento: come comportarsi?
Personalmente, considero l’adesione ad un unico prodotto troppo rischiosa e vincolante: meglio, allora, diversificare il portafoglio. Un buon planning comprende senz’altro l’adesione a un fondo pensione adeguato: per il dipendente, ad esempio, è fondamentale controllare la disponibilità di un fondo negoziale, il quale dà diritto ad acquisire anche il contributo datoriale, che aumenterà in maniera rilevante l’assegno.
E’ possibile confrontare i vari fondi, anche in relazione al costo, sul sito della Covip (www.covip.it).

Vantaggi fiscali

Ricordiamo che i contributi versati nei fondi pensione/pip sono fiscalmente deducibili, entro € 5.164,57 l’anno, anche se versati per familiari a carico. I rendimenti prodotti sono tassati annualmente con aliquota dell’11%, contro il 20% delle rendite finanziarie, sono esenti all’applicazione dell’imposta di bollo e dalla Tobin Tax. Infine, le prestazioni (che siano 100% sotto forma di rendita, sino ad un max 50% capitale e 50% rendita), sono soggette ad imposta sostitutiva del 15% (ridotta dello 0,30 per ogni anno di durata superiore al quindicesimo, sino ad un minimo del 9%).
Oltre all’adesione ad un fondo, consiglio, come accennavo  sopra,  anche un’efficace diversificazione del portafoglio: un investimento azionario può essere contemplato, ma dato l’elevato rischio, è consigliabile farlo ad inizio carriera, per poi passare gradatamente ai bond, sino ad approdare ai lidi tranquilli di ordine monetario, o con minimo garantito.
Non sono totalmente da scartare nemmeno gli investimenti immobiliari, ulteriori all’acquisto della prima casa: certamente, saranno tanto più fattibili, quanto più si è forniti di risorse economiche. Sino a pochi anni fa avrei consigliato, per chi disponeva di risorse limitate, almeno l’acquisto di un piccolo terreno agricolo, in zone periferiche, con un prezzo molto basso al mq; con gli anni, sarebbe stata probabile l’edificabilità , o comunque un aumento dei prezzi al metro. Oggi, purtroppo, l’immobile è diventato un fardello di cui liberarsi quanto prima, se non lo si può sfruttare direttamente, date le nuove elevatissime tasse che gravano su fabbricati e terreni; reggono ancora, tuttavia, fabbricati  in località costiere e turistiche, o nelle città densamente abitate, grazie alla possibilità di percepire ottimi canoni di locazione anche per brevi periodi.
Un’ultima nota personale: anche se è più che necessario pensare al futuro, ricordiamoci che, per viverlo al meglio, bisogna vivere bene anche il presente. Allora, concediamoci, ogni tanto, qualche piccolo premio. E’ da tanto tempo che desideriamo partire? Pianifichiamo un viaggio, anche se le risorse sono scarse: rinunciamo agli sprechi, analizzando le nostre spese quotidiane, e mettiamo da parte, ogni giorno, una piccola cifra; otterremo ciò che desideriamo senza fare troppi sforzi.
Soddisfare, ogni tanto, qualche desiderio, ci farà pesare di meno le rinunce fatte per il futuro, permettendoci di compiere un rilassante cammino sino alla pensione, anziché una maratona massacrante!

Dott.ssa Noemi Secci
Consulente del Lavoro
328.0134576 - noemi_secci@yahoo.com

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