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sabato 18 giugno 2011

Aprire un conto corrente all'estero

Aggiornato al 01/01/2012
 
Sottolineo immediatamente che questo post non fornisce le indicazioni pratiche per accendere un conto corrente o un conto deposito all'estero.
E non vuole  neanche fornire indicazioni per investimenti finanziari profittevoli. Questo post, che dovrebbe intitolarsi Aprire un conto corrente all'estero e stare a posto col Fisco (ma non suonerebbe bene!), vi dirà soltanto quante imposte paghereste sugli interessi da risparmio maturati all'estero e anche che portare denaro all'estero è legale e non rende evasori. Scrivere su come sbrigare la trafila burocratica per intrattenere un rapporto finanziario con un intermediario estero sarebbe troppo difficile, e comunque ogni Paese ha la sua normativa, i suoi particolari adempimenti eccetera; scrivere poi di dove è meglio investire i vostri soldi per ricavarne il massimo profitto non solo sarebbe difficile, ma anche antitetico per “il contribuente onesto” che considera la logica finanziaria moderna troppo distante dalla logica dell'economia reale. Fatte queste premesse la via e tutta in discesa, anzi il post è quasi concluso. Naturalmente non è così, ma poco ci manca perché il problema delle imposte da pagare allo Stato italiano per interessi da risparmio maturati all'estero è di semplicissima soluzione: si paga il 20% esattamente come per un c/c o un conto deposito in Italia.

domenica 24 aprile 2011

Se i frontalieri italiani diventano ratti





















Qualche giorno fa i maggiori media del paese hanno rilanciato la notizia del voto cantonale in Svizzera. Le urne hanno decretato la vittoria della Lega del Ticino, guidata da un tale Giuliano Bignasca. Al di là del normale interesse che suscitano tutte le vicende che succedono in questo mondo globalizzato, i cittadini italiani hanno un ulteriore motivo per guardare con attenzione oltre le Alpi. Il tale Giuliano Bignasca di prima, infatti, è il leader di un partito populista che ha dichiarato guerra ai frontalieri italiani, ovvero quei lavoratori che risiedono nei territori italiani di confine e che ogni giorno si recano in Svizzera per lavorare. Ho scritto “dichiarato guerra” per sottolineare l’aspetto negativo dei fatti. È una battaglia politica legittima quella che si propone di attuare la rideterminazione dei Trattati e delle Convenzioni Italia - Svizzera, ma tutta la legittimità in questione va a farsi benedire quando la battaglia politica viene condotta con le armi del populismo e della demagogia. Sono recenti, e vive nella memoria, le campagne di odio condotte in Ticino nei confronti dei frontalieri italiani, definiti addirittura “ratti” che usurpano le ricchezze della Svizzera. Noi italiani, purtroppo, conosciamo benissimo lo stile della politica populista e demagoga. Naturalmente è quella della Lega Nord, fatta di dichiarazioni e gesti ad effetto che molto spesso rischiano di sfiorare il razzismo e il vilipendio delle istituzioni italiane. Eppure i voti della Lega Nord, ahinoi!, sembrano confermare la facile suggestionabilità della coscienza pubblica che si lascia trasportare verso i traguardi deteriori della civiltà umana. In una celebre poesia, Pasolini scrive: «L’intelligenza non avrà mai peso, mai, nel giudizio di questa pubblica opinione. Neppure sul sangue dei lager tu otterrai, da una dei milioni d’anime della nostra nazione un giudizio netto, interamente indignato». Fino a che punto dobbiamo arrivare per capire che stiamo sbagliando? Forse non c’è un limite se addirittura qualcuno ha il coraggio di giustificare un lager. Infine, prima di spiegare l’astio dei ticinesi verso i lavoratori frontalieri, vorrei indignarmi pubblicamente per il modo con cui i media italiani hanno dato la notizia dei risultati elettorali ticinesi chiamando la Lega dei Ticinesi semplicemente Lega, innescando così un meccanismo surrettizio di identificazione con la Lega Nord. Alcuni lettori e  telespettatori sono stati così ingannati e indotti a pensare che la Lega Nord di Bossi è talmente forte da vincere pure in Svizzera. Macché. TUTTO FALSO! Stay tuned gente…non vi fate infinocchiare.

Ora veniamo al tema squisitamente fiscale del post. Cosa succede quando il residente di uno Stato presta il suo lavoro in uno Stato estero? Dove pagherà le tasse il lavoratore?