venerdì 9 settembre 2011

Arriva l'Iva al 21%! Ma su quali prodotti?

L'argomento che tiene banco in questi giorni, anzi in queste settimane è la Manovra di Ferragosto. Dopo una lunga gestazione, durante la quale i politici dicevano «sarà maschio... no, sarà femmina... no, sarà altro... no, sarà quel che sarà...», adesso non ci resta che (piangere?) aspettare la pubblicazione in G.U. della legge che darà finalmente vigore alle disposizioni contenute nel d.l. 138/2011, la Manovra di Ferragosto appunto. Prima della pubblicazione però il testo deve passare dalla Camera come si apprende da una nota della stessa istituzione: «I lavori in Aula riprendono lunedì 12 settembre con la discussione generale del disegno di legge (C. 4612) di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari (Approvato dal Senato)».
Una delle norme che ha fatto più discutere, probabilmente perché più comprensibile per ogni cittadino, è quella che stabilisce l'aumento dell'Iva di un punto percentuale.
Aiuta molto leggere la nuova norma. Il disegno di legge di conversione ci dice in sostanza che al decreto Iva, il famoso d.p.r. 633/72, è apportata la seguente modifica: «a) il primo comma dell’articolo 16 e` sostituito dal seguente: “L’aliquota dell’imposta e` stabilita nella misura del ventuno per cento della base imponibile dell’operazione”». Dunque il nuovo articolo 16 del decreto Iva dovrebbe suonare così: «L'aliquota dell'imposta e' stabilita nella misura del ventuno per cento della base imponibile dell'operazione. L'aliquota e' ridotta al dieci per cento per le operazioni che hanno per oggetto i beni e i servizi elencati nell'allegata Tabella A, salvo il disposto dell'art. 34, ed e' elevata al venti per cento per quelle che hanno per oggetto i beni elencati nell'allegata Tabella B. Per le prestazioni di servizi dipendenti da contratti d'opera, di appalto e simili che hanno per oggetto la produzione di beni e per quelle dipendenti da contratti di locazione finanziaria di noleggio e simili l'imposta si applica con la stessa aliquota che sarebbe applicabile in caso di cessione dei beni prodotti, dati con contratti di locazione finanziaria, noleggio e simili».
Come si evince chiaramente dal testo della norma, solo ad alcuni beni e servizi viene applicata l’aliquota del 21%! Ad altri beni e servizi continueranno ad essere applicate le aliquote ridotte del 10% e del 4%. Pochi sanno infatti che il decreto Iva 633/1972 si porta dietro tre tabelle allegate. Nelle tabelle A e B in particolare il contribuente può leggere quali sono i prodotti a cui si applicano le tre aliquote del 4%, del 10% e del 21% previste dalla nostra legislazione. È importante sottolineare come l'innalzamento dell'Iva di un punto percentuale non inciderà sull'intera spesa degli italiani, ma solo su alcuni prodotti.

BENI E SERVIZI SOGGETTI ALL'ALIQUOTA DEL 4% (qualche esempio!)

  • latte fresco, burro, formaggio e latticini;
  • ortaggi e piante mangerecce, esclusi i tartufi, frutta commestibile;
  • olio d'oliva e oli vegetali;
  • paste alimentari;
  • prima casa, non di lusso, acquistata sul territorio nazionale;
  • apparecchi di ortopedia e gas per uso terapeutico;
  • prestazioni socio-sanitarie, educative, comprese quelle di assistenza domiciliare o ambulatoriale.

BENI E SERVIZI SOGGETTI ALL'ALIQUOTA DEL 10% (qualche esempio!)

  • animali vivi e morti destinati ad essere utilizzati nella preparazione di prodotti alimentari e carni di questi animali;
  • pesci freschi (vivi o morti);
  • uova, strutto, oli e grassi animali, cioccolato;
  • enegria elettrica per uso domestico e gas metano utilizzato per fini civili;
  • case di abitazione non di lusso (se non rientrano nell'aliquota del 4%).
Credo che leggendo gli esempi proposti sia chiaro il perché della previsione di aliquote agevolate. Non sarebbe giusto far pagare ai cittadini un'imposta al consumo del 21% sia per acquistare il pane sia per acquistare l'automobile! È giusto differenziare. Occorre tenere conto che alcune prestazioni di servizi escludono completamente l'applicazione dell'Iva (spese sanitarie, spese per l'istruzione eccetera). Insomma contribuenti, se il fornaio vi chiede qualche centesimo in più perché il Governo ha aumentato l'Iva voi saprete cosa rispondere!

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