L'argomento che tiene
banco in questi giorni, anzi in queste settimane è la Manovra di
Ferragosto. Dopo una lunga gestazione, durante la quale i politici
dicevano «sarà maschio... no, sarà femmina... no, sarà altro...
no, sarà quel che sarà...», adesso non ci resta che (piangere?)
aspettare la pubblicazione in G.U. della legge che darà
finalmente vigore alle disposizioni contenute nel d.l. 138/2011, la
Manovra di Ferragosto appunto. Prima della pubblicazione però il
testo deve passare dalla Camera come si apprende da una nota della
stessa istituzione: «I lavori in Aula riprendono lunedì 12
settembre con la discussione generale del disegno di legge (C. 4612)
di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13
agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la
stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per
la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici
giudiziari (Approvato dal Senato)».
Una delle norme che ha
fatto più discutere, probabilmente perché più comprensibile per
ogni cittadino, è quella che stabilisce l'aumento dell'Iva di un
punto percentuale.
Aiuta molto leggere la nuova norma. Il disegno di
legge di conversione ci dice in sostanza che al decreto Iva, il
famoso d.p.r. 633/72, è apportata la seguente modifica: «a) il
primo comma dell’articolo 16 e` sostituito dal seguente:
“L’aliquota dell’imposta e` stabilita nella misura del ventuno
per cento della base imponibile dell’operazione”». Dunque
il nuovo articolo 16 del decreto Iva dovrebbe suonare così:
«L'aliquota dell'imposta e' stabilita nella misura del
ventuno per cento della base imponibile dell'operazione.
L'aliquota e' ridotta al dieci per cento per le operazioni che hanno
per oggetto i beni e i servizi elencati nell'allegata Tabella A,
salvo il disposto dell'art. 34, ed e' elevata al venti per cento per
quelle che hanno per oggetto i beni elencati nell'allegata Tabella B.
Per le prestazioni di servizi dipendenti da contratti d'opera, di
appalto e simili che hanno per oggetto la produzione di beni e per
quelle dipendenti da contratti di locazione finanziaria di noleggio e
simili l'imposta si applica con la stessa aliquota che sarebbe
applicabile in caso di cessione dei beni prodotti, dati con contratti
di locazione finanziaria, noleggio e simili».
Come si evince
chiaramente dal testo della norma, solo ad alcuni beni e
servizi viene applicata l’aliquota del 21%! Ad altri beni e
servizi continueranno ad essere applicate le aliquote ridotte del 10%
e del 4%. Pochi sanno infatti che il decreto Iva 633/1972 si porta
dietro tre tabelle allegate. Nelle tabelle A e B in particolare il
contribuente può leggere quali sono i prodotti a cui si applicano le
tre aliquote del 4%, del 10% e del 21% previste dalla nostra
legislazione. È importante sottolineare come l'innalzamento
dell'Iva di un punto percentuale non inciderà sull'intera spesa
degli italiani, ma solo su alcuni prodotti.
BENI E SERVIZI SOGGETTI ALL'ALIQUOTA DEL 4% (qualche esempio!)
- latte fresco, burro, formaggio e latticini;
- ortaggi e piante mangerecce, esclusi i tartufi, frutta commestibile;
- olio d'oliva e oli vegetali;
- paste alimentari;
- prima casa, non di lusso, acquistata sul territorio nazionale;
- apparecchi di ortopedia e gas per uso terapeutico;
- prestazioni socio-sanitarie, educative, comprese quelle di assistenza domiciliare o ambulatoriale.
BENI
E SERVIZI SOGGETTI ALL'ALIQUOTA DEL 10% (qualche esempio!)
- animali vivi e morti destinati ad essere utilizzati nella preparazione di prodotti alimentari e carni di questi animali;
- pesci freschi (vivi o morti);
- uova, strutto, oli e grassi animali, cioccolato;
- enegria elettrica per uso domestico e gas metano utilizzato per fini civili;
- case di abitazione non di lusso (se non rientrano nell'aliquota del 4%).
Credo
che leggendo gli esempi proposti sia chiaro il perché della
previsione di aliquote agevolate. Non sarebbe giusto far pagare ai
cittadini un'imposta al consumo del 21% sia per acquistare il pane sia per acquistare l'automobile! È giusto differenziare. Occorre
tenere conto che alcune prestazioni di servizi escludono
completamente l'applicazione dell'Iva (spese sanitarie, spese per
l'istruzione eccetera). Insomma
contribuenti, se il fornaio vi chiede qualche centesimo in più
perché il Governo ha aumentato l'Iva voi saprete cosa rispondere!
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