giovedì 18 luglio 2013

Come accedere ai nuovi fondi europei per il finanziamento delle PMI

"Progetto finanziato dall'Unione Europea": quante volte abbiamo letto questa dicitura in bandi, avvisi, cartelli di lavori. E abbiamo pensato che l'accesso a questi fondi fosse possibile solo per grosse aziende internazionali. In realtà, sino a non molto tempo addietro, bisogna ammettere che la comprensione e la navigazione all'interno del sito della Commissione Europea fosse appannaggio di giuristi ed economisti con un'ottima conoscenza dell'inglese. Ora, in un'ottica di semplificazione generale e di agevolazione alle piccole imprese, complice anche la necessità di dare una vera spinta all'economia, la Commissione Europea ha optato per una semplificazione del sito internet, per consentire alle aziende di trovare il finanziamento più adatto al loro caso.
All'interno del nuovo portale "Europa.eu/yourerope" infatti si trovano riuniti tutti i finanziamenti sostenuti dall'UE, in convenzione con i principali istituti bancari e finanziari, e con numerosi enti pubblici: una mappa completa della suddivisione dei circa 100 mld complessivi di fondi europei.
Uno dei più rilevanti, ad esempio, scaturisce dall'accordo tra la Bei (Banca Europea d'Investimento) ed Intesa San Paolo: il plafond complessivo è di 400 milioni di euro. Finanzierà investimenti PMI sia immobiliari (acquisto, costruzione ed ampliamento di fabbricati) che mobiliari (impianti, attrezzature, automezzi, macchinari), nonchè immateriali (ricerca, sviluppo, progetti, innovazione). I programmi sono tanti, e non sono trascurate nemmeno le microimprese (microcredito--programma Progress, per chi intende mettersi in proprio, e per le aziende con meno di 10 dipendenti), o il finanziamento di servizi (E Bridge Development Capital), o ancora di start up. Insomma, i finanziamenti presenti sono adatti a tutte le esigenze.
Se trovare il programma che può essere applicato al proprio caso, tuttavia, è ora diventato più semplice, non altrettanto facili sono  i passaggi burocratici, necessari per ottenere materialmente il finanziamento.
Voglio sottolineare questa difficoltà, per non generare false convinzioni nei lettori meno esperti. Innanzitutto, la maggior parte degli istituti, prima di erogare qualsiasi mutuo  o finanziamento, richiede una garanzia da parte di un consorzio fidi. Si tratta di cooperative, alla quali, quindi, l'impresa deve associarsi, per usufruire dei servizi; anche se la maggior parte di esse chiede una quota d'adesione una tantum (una volta sola), si tratta comunque di un costo che va ponderato. Inoltre, il rilascio della garanzia non è un atto dovuto, pur essendo soci: il consorzio fidi, infatti, mediante un'attenta analisi di bilancio, e dietro presentazione di un valido business plan, valuterà la solvibilità dell'attività.
Una volta concessa la garanzia, poi, vi sarà una seconda valutazione, da parte dell'istituto di credito, sulla finanziabilità dell'operazione. Anche se si è rilevata una maggiore apertura verso le aziende con bassa capacità di accesso al credito, e persino verso le attività in sofferenza, non bisogna farsi ingannare: banche, finanziarie e consorzi non sono amanti del rischio, e finanzieranno solo le imprese che hanno reali chances di miglioramento o espansione. Per intenderci meglio, non erogherebbero alcunchè a chi è ad un passo dal fallimento, e potrebbe essere salvato solo da un miracolo, e neppure a chi vorrebbe mettersi in proprio, o espandere il suo business, ma presenta prodotti/servizi difficilmente collocabili sul mercato.
Questo vale anche per i bandi pubblici: ancorchè le commissioni di valutazione, in quest'ambito, apprezzino maggiormente le idee creative, ci si basa comunque su parametri di efficienza e redditività, nonchè sull'effettivo aumento di posti di lavoro. Sottolineo questo, poichè, incredibilmente, ho rilevato un crescente stupore in alcuni clienti (dotati di rilevante "arguzia"), nel recepire che gli investimenti programmati nel business plan, dopo la concessione del credito, vadano effettivamente eseguiti. Purtroppo, nè gli enti pubblici, nè i privati, sono disposti a regalare soldi; se alcuni finanziamenti sono a fondo perduto, la ratio sta , appunto, nella creazione di nuova economia, forza lavoro, investimenti. Pare ovvio, ma , a quanto pare, per molti non lo è.
Chiariti questi aspetti, come procedere, se si ha realmente bisogno di credito?
Il mio consiglio, per evitare spreco di soldi, risorse e tempo, specie se non si è esperti del settore, è di rivolgersi ad un buon consulente (consulenti aziendali, consulenti del lavoro, commercialisti...): effettuerà una prima analisi delle esigenze, quantificherà i fondi necessari, ed analizzerà i bilanci (o redditi) precedenti, per una prima verifica della fattibilità dell'operazione. Così, se le  possibilità di erogazione risulteranno remote, eviterete di perdere ulteriori risorse; viceversa, se esistono possibilità concrete, ma la vostra idea andrebbe modificata verso un progetto più redditizio, saprà indirizzarvi sulla strada migliore e più sicura, con la redazione di un buon business plan.
Ovviamente, la certezza di ottenere un finanziamento al 100% nessun professionista la potrà mai offrire, ma se non altro potrà offrirvi la soluzione che meglio si adatti al vostro caso, evitando errori e trappole burocratiche, ed offrendo un'analisi obiettiva e basata su parametri certi.

Dott.ssa Noemi Secci 
Consulente del Lavoro

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