giovedì 19 gennaio 2012

Codardi ed eroi: tu da che parte stai?

Lo sbarco del Governo Monti nella stanza dei bottoni italiana è avvenuto da pochissime settimane, ma devo ammettere che sembra passata un'eternità. Sì, forse perché la maggioranza di noi, la maggioranza dei cittadini italiani dico, non aspettava altro che il vecchio esecutivo sparisse e che sparissero anche i teatrini quotidiani dei politicanti da strapazzo che ci troviamo. Eppure abbiamo consumato la lunga attesa in uno stato di incoscienza profonda addormentati chissà da quale arcaica costrizione psicologica. Infatti noi italiani siamo un popolo in attesa, lo siamo sempre stato. Aspettiamo. Aspettiamo. Aspettiamo... qualcosa o qualcuno. È straordinaria la nostra incapacità di prendere decisioni risolute, anzi no: meglio dire che siamo incapaci di prendere decisioni! Siamo inchiodati alla nostra stessa condizione da una paura fottuta di assumerci finanche minime responsabilità nonché da una fottuta serie di ismi al cui termine troviamo un inspiegabile individualismo. Può darsi comunque che mi stia sbagliando, che queste mie valutazioni siano smisuratamente pessimistiche, magari anche di pessimo gusto. Sì, può essere che sia così. In fondo dovremmo ricordarcelo, giacché ce lo ripetiamo spesso, che noi italiani siamo brava gente; e anche se non sta bene tessere le proprie lodi, alle nostre stesse lusinghe ci crediamo davvero un po' tutti. Siamo così brave persone che tra di noi spuntano eroi come funghi nel bosco umido. Come in questi giorni in cui assistiamo all'antitesi del comandante incapace e irresponsabile e del comandante eroe: uno viene additato come una sorta di scheggia impazzita in un sistema sano, mentre l'altro è eletto santo perché dal proprio ufficio ha ricordato al primo i suoi doveri. Eppure noi, noi italiani saggi (ecco, forse la saggezza è una virtù che possediamo per davvero!), sappiamo fin troppo bene qual è la verità, ma ci spaventa terribilmente, sicché ci torna più comodo depistare l'indagine introspettiva nel corpo malato della collettività. La strage del Giglio era prevedibile perché innescata da una prassi risaputa, consolidata e, quel che è peggio, tollerata (anche dalle Capitanerie di porto?); chissà quanti altri accostamenti di omaggio si sono consumati e si consumeranno presso le coste italiane senza che nessun cittadino ne sappia nulla. Ma ragionare in termini sistemici è un grande peso per noi italiani. Siamo più tranquilli con noi stessi se ci lasciamo convincere che si tratta semplicemente della primordiale dicotomia conflittuale tra il Bene e il Male dove tra il comandante buono e quello cattivo vince quello buono, dove tra il popolo di codardi (poche unità, ci mancherebbe altro!) e il popolo di eroi (chiunque si trovi in prossimità di un evento terribile a dare manforte) vince, anche qui a mani basse, il popolo degli eroi. Bene! Anche in questo caso possiamo stare a posto con noi stessi: siamo brava gente, lo abbiamo dimostrato ancora una volta con tutti i nostri eroi il cui numero è immensamente superiore a quello dei codardi. Certo viene da chiedersi, se una catastrofe succedesse in Francia, anzi no, voglio pensare ad un popolo ancora più esotico, diciamo... in Guatemala, i guatemaltechi in buona salute la darebbero una mano ai soccorritori oppure se ne infischierebbero?

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